Il sonno rappresenta un importante regolatore di numerose funzioni dell’organismo a partire dalla riorganizzazione delle esperienze vissute durante la giornata in modo che queste possano essere utilizzate come mappe che guideranno il successivo comportamento. Ma i disturbi del sonno possono influire negativamente su molte altre funzioni, causando interferenza nei processi di crescita, riduzione delle difese immunitarie, sonnolenza e scarsa capacità di concentrazione diurna (con conseguenze sul rendimento scolastico e maggiore incidenza di traumi), predisposizione all’obesità ed al diabete, aumentato rischio di sviluppare disturbi del comportamento (quali ADHD, disturbo oppositivo-provocatorio, depressione), e, in adolescenza, tendenza all’abuso (alcool, cannabis ed altre droghe) e maggiore incidenza di depressione ed intenzioni suicidarie.
Insonnia: un problema comune di bambini, adolescenti e adulti
Secondo quanto recentemente riportato dalla Società Italiana di Pediatria, i disturbi del sonno colpiscono circa il 25% dei bambini sotto i 5 anni, ed il 10-12 % di quelli con età compresa tra 6 anni e l’adolescenza, con una incidenza che è salita vertiginosamente soprattutto negli ultimi 20-30 anni e che appare legata a ritmi di vita frenetici , prolungato uso di luci artificiali ed utilizzo improprio degli strumenti elettronici. Circa il 25-30% dei disturbi del sonno del bambino è rappresentato dall’insonnia, una percentuale analoga dalle parasonnie ( come per esempio pavor nocturnus, sonnambulismo, bruxismo) ed il rimanente da una miscellanea che comprende patologie predisponenti tra le quali la più frequente è rappresentata dalle apnee ostruttive ( da ipertrofia tonsillare o adenoidea, malformazioni, altro). Nel complesso tali disturbi determinano una cattiva qualità e/o quantità del sonno del bambino con difficoltà di addormentamento, risvegli precoci, ridotto numero di ore di sonno effettivo, suscitando preoccupazione e disagio nei genitori e conseguente frequente ricorso a consulti pediatrici.
Insonnia nei bambini: l’importanza della familiarità dei disturbi del sonno
Dopo avere escluso l’esistenza di cause patologiche, si procede alla valutazione di una eventuale familiarità e del contesto familiare, soprattutto per quanto riguarda la figura materna che è generalmente la principale figura accudente. In un circolo vizioso in cui non è facile scindere la causa dall’effetto risulta che una percentuale fino al 38% delle madri di “cattivi dormitori” presenta sintomi nevrotici o depressivi e ben l’85% sviluppa sentimenti ambivalenti nei confronti del bambino a causa dell’elevata quota di stress correlato alla gestione del problema.
La terapia dei disturbi del sonno dei bambini si avvale in prima linea di tecniche comportamentali da attuare in ambito familiare, e solo in caso di loro insuccesso, e di disagio grave da parte del bambino e/o della famiglia, si ricorre a farmaci ipnotici, ricordando però che il loro uso in età pediatrica è estrapolato dalle indicazioni relative all’adulto, mancando studi adeguati nelle fasce di età più basse.
L’applicazione al bambino di determinate regole rappresenta un aiuto efficace per ridurre i disturbi del sonno se già presenti, o ancora meglio, per prevenirne l’insorgenza .
Nel neonato e nel lattante inizieremo quindi con l’evitare la condivisione del letto con i genitori, e, appena possibile, della loro stanza , facendo dormire il bambino sempre nello stesso ambiente che dovrà essere tranquillo, con poca luce e lontano da rumori eccessivi.
Insonnia infantile: lo sviluppo del ciclo sonno veglia
A partire dai 3-4 mesi, età in cui inizia a svilupparsi il ritmo sonno-veglia, è opportuno che il piccolo venga messo nel suo letto sempre alla stessa ora, evitando di accorrere prendendolo in braccio al primo richiamo nei risvegli, consentendogli invece un po’ di tempo per rasserenarsi autonomamente. Sempre a partire da questa età sarà opportuno dissociare il sonno dall’alimentazione, staccando il bambino dal biberon o dal seno quando sta per addormentarsi e mettendolo nel lettino.
E’ anche opportuno non offrire automaticamente cibo o bevande durante i risvegli ma solo quando si intuisce una reale richiesta in tal senso dal momento che il più delle volte il bambino vuole soltanto la presenza di una persona cara accanto a se. Per il bambino in età scolare è opportuno mantenere un orario il più possibile regolare per i pasti così come per il sonno . Dal punto di vista alimentare evitare l’assunzione di sostanze eccitanti quali te, cioccolata e bibite contenenti teina o caffeina dopo le ore 16, e non assumere una alimentazione eccessiva la sera, privilegiando cibi ricche di fibre e triptofano (precursore della melatonina) come carni bianche, pesce azzurro, verdure verdi, legumi e cereali.
Molto importante poi è evitare dopo cena l’uso di tablet o altri dispositivi elettronici che, mantenendo il livello di attenzione elevato, interferiscono con il fisiologico decremento dell’attività cerebrale che rappresenta un pre requisito per abbandonarsi al sonno.
Insonnia, pediatria e endocrinologia a Roma EUR e Trastevere
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