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L’allattamento al seno

L’importanza dell’allattamento al seno per il benessere della mamma e del bambino è sottolineata nelle  linee guida di importanti associazioni scientifiche tra cui la Società Italiana di Pediatria, il Ministero della Salute e l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Benefici materni

Oltre a favorire il normale attaccamento con il proprio neonato, l’allattamento comporta per la mamma numerosi benefici.

Per esempio la aiuta a perdere il peso acquistato in gravidanza, provocando un dispendio calorico di circa 670 Kcal al giorno; quindi, aggiungendo alla dieta usuale le 500 Kcal raccomandate per l’allattamento, il rimanente (circa 170 kcal/die) verrà sottratto dai depositi di grasso.

La donna che allatta riduce inoltre il rischio personale  di sviluppare nelle età successive osteoporosi ed  alcuni tipi di tumore al seno ed all’ovaio.

Infine non bisogna dimenticare il beneficio economico e l’innegabile  praticità: il latte materno è a costo zero, sempre pronto alla richiesta del bambino e caldo al punto giusto.

Benefici per il bambino

I vantaggi per il neonato sono ancora maggiori ed appaiono evidenti sia nell’immediato che nel lungo termine: ecco i principali.                                                                                                             

Riduzione delle patologie infettive. Il lattante alimentato al seno presenta una incidenza ridotta di infezioni respiratorie e gastrointestinali grazie al passaggio di anticorpi materni e di altre sostanze immunitarie attraverso il latte, con un picco di concentrazione di fattori protettivi nel la produzione dei primi 2-3 giorni dopo il parto (cosiddetto colostro).      

– Da quanto sopra ne consegue una ridotta incidenza dell’enterocolite necrotizzante (NEC), grave patologia neonatale che richiede resezioni intestinali anche estese.                                                                                                                            

Riduzione delle patologie allergiche. Il bambino alimentato dalla nascita con latte materno esclusivo avrà una ridotta e/o ritardata incidenza di allergia al latte vaccino che si manifesta nel 2-6% dei soggetti pediatrici, soprattutto nel primo anno di vita. Il ruolo protettivo nei confronti di altri alimenti o di manifestazioni extra intestinali ( dermatite, asma, rinite, ecc) è controverso, esistendo numerosi lavori scientifici  a supporto di questa tesi , così come altri che non hanno ottenuto la stessa evidenza di protezione. Considerando però l’importanza della flora batterica intestinale nella modulazione immunitaria, e quindi anche nella risposta allergica, le caratteristiche chimiche del latte materno ed alcune sostanza in esso contenute favoriscono lo sviluppo di una flora “amica” (bifido batteri e lattobacilli) a fronte di germi anche potenzialmente patogeni (E. Coli, Clostridium difficile) che colonizzano l’intestino dei lattanti alimentati artificialmente.                                                                           

Ridotta insorgenza di obesità nelle età successive. Benché nei primi 4 mesi di vita il bambino alimentato al seno presenti una massa adiposa maggiore, nei mesi successivi si osserva una inversione della composizione corporea, con tendenza dell’allattato artificialmente a mantenere l’eccesso ponderale ed a sviluppare obesità. Le spiegazioni al riguardo sono molteplici, prima tra tutte l’eccesso proteico esistente nel latte vaccino rispetto a quello materno,che  stimola l’aumento numerico degli adipociti rendendo più facile l’immagazzinamento del grasso nelle età successive. L’alimentazione al biberon comporta inoltre al lattante meno fatica nella suzione e ciò si traduce spesso nell’ assunzione di quantità maggiori di latte rispetto al fabbisogno. A questo riguardo gioca un ruolo importante anche  la composizione del latte artificiale, che è sempre la medesima dall’ inizio alla fine della poppata, mente il latte materno varia la sua composizione nel corso della poppata stessa, aumentando la quota di grasso man mano che progredisce il pasto e determinando nel bambino un senso di sazietà più precoce.

Secondo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità il latte materno dovrebbe rappresentare l’unico alimento assunto dal bambino nei primi sei mesi di vita, età in cui è opportuno introdurre alimenti diversi per soddisfare le mutate necessità nutrizionali del bambino. Non esiste invece un limite massimo che ne sconsigli il proseguimento nel tempo, lasciando  mamma e bambino liberi di scegliere assieme fino a quando continuare con questo atto di nutrizione e d’amore con il supporto del proprio pediatra.