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Cefalea nel bambino: forme occasionali e ricorrenti

La cefalea è un sintomo molto frequente in età pediatrica e rappresenta una fonte  di disagio per il bambino affetto e per i suoi genitori. Questi a volte la considerano una vera situazione di allarme e ciò rende conto del fatto che circa l’un per cento degli accessi pediatrici in PS sia legato a tale sintomatologia.

Rara prima dei 3 anni di vita ( forse anche a causa della difficoltà del bambino piccolo di far comprendere la causa del proprio malessere), si riscontra nel 3-10% dei bambini in età scolare ed aumenta ulteriormente con l’età, raggiungendo il picco tra gli 11 e i 13 anni.

La cefalea  può verificarsi occasionalmente durante la vita di un bambino  o presentare un carattere di ricorrenza, come avviene soprattutto in alcune fasi della vita quali il passaggio scolastico o l’età peripuberale. Altre volte, invece, continuerà a presentarsi anche nella vita adulta e ciò è spesso associato ad una familiarità per tale patologia.

Gli elementi che più frequentemente portano i genitori a rivolgersi al pediatra sono la ricorrenza e l’intensità. Episodi frequenti interferiscono con le normali attività del bambino e rendono spesso necessaria la somministrazione ripetuta di farmaci, mentre una cefalea importante evoca il timore di trovarsi di fronte ad un evento rischioso per la sua stessa vita.

Nella valutazione del rischio e, in generale, per una corretta gestione, è bene ricordare che le cefalee si distinguono in primarie e secondarie.

Cefalee primarie

Vengono definite cefalee primarie quelle che non dipendono da altre patologie. Sono rappresentate dall’emicrania e dalle cefalee di tipo tensivo e rappresentano nell’insieme le più frequenti cause di cefalea in età pediatrica.

L’emicrania presenta una elevata familiarità (70 % dei casi) ed è caratterizzata da dolore pulsante, spesso bilaterale ( a differenza dell’adulto) in sede frontale o temporale ( alle tempie). Prima della pubertà colpisce più i maschi, successivamente le ragazze. Il dolore peggiora con l’attività fisica e migliora dopo sonno e può essere aggravato dalla luce, dal rumore o da profumi intensi. In una certa percentuale dei casi (14-30%) la cefalea può associarsi a disturbi neurologici transitori che possono comparire prima, durante o dopo la crisi dolorosa. Questa eventualità, definita “aura”, può generare molta preoccupazione nei genitori e nello stesso bambino, trattandosi di sintomi difficilmente spiegabili con quanto è avvenuto in passato. L’aura si può infatti manifestare con disturbi visivi quali “scintilliiluminosi o cecità parziale, oppure con alterazioni della sensibilità o disturbi del linguaggio. Tipica è la loro associazione temporale con la cefalea e la completa risoluzione successiva.

La cefalea tensiva si presenta invece come un dolore costrittivo diffuso, non localizzato e non  pulsante. A differenza dell’emicrania, inoltre, la cefalea non si accentua con l’esercizio fisico. Tipica è la dolorabilità dei muscoli attorno al cranio, soprattutto del collo.

Cefalee secondarie

Le cefalee secondarie possono riconoscere come causa  le infezioni del sistema nervoso centrale, come le meningiti, o, più frequentemente, infezioni localizzate in altre sedi (sinusite, influenza, ecc). Saranno la febbre e altri sintomi di accompagnamento che indirizzeranno la diagnosi.                                                                                                 

Altra possibile causa sono i traumi cranici, evenienza frequente e generalmente banale nel bambino. In questi casi l’allarme deve scattare in caso di sintomatologia ingravescente, soprattutto se accompagnata da vomito non occasionale, e dalla comparsa di altri sintomi neurologici quali sopore, convulsioni, disturbi della vista o della parola.                                                                                                                                             Anche problemi odontoiatrici come la malocclusione dentale o il bruxismo possono causare dolore riferito alla testa, così come i disturbi visivi.                                                                                                                                                                                                                                                          Molto raramente la  cefalea nel bambino può riconoscere una genesi vascolare (per malformazioni, emorragie, ischemie)  con esordio generalmente improvviso e drammatico in un soggetto che non aveva mai sofferto in precedenza di sintomatologia dolorosa riferibile alla testa, associato alla rapida comparsa di altri sintomi neurologici.                                                                                                                                             Infine, anch’essi fortunatamente rari, i tumori cerebrali possono essere causa di cefalea che appare più frequentemente unilaterale, ingravescente, spesso ad insorgenza mattutina ed associata a vomito cosiddetto “a getto” (cioè esplosivo, a distanza) anch’esso più frequente al risveglio.

Come gestire la cefalea

La valutazione di in bambino affetto da cefalea generalmente non necessita di esami ematici o strumentali ma solo di un accurato esame obiettivo (compresa la misurazione della pressione arteriosa), preceduto da una altrettanto scrupolosa anamnesi sia familiare che personale.

E’ importante indagare la sua eventuale associazione con stress, esercizio fisico, cibi particolari, così come l’eventuale comparsa di aura o di altri disturbi. Il bambino va ascoltato nella descrizione dell’episodio ed  il tutto sarà integrato da quanto osservato dai genitori.

Solo in caso di sospetto specifico si procederà con l’esecuzione di altri accertamenti ( visita oculistica con fondo dell’occhio, TAC/RMN, altro).

La terapia

La terapia della cefalea nel bambino si basa generalmente sull’uso occasionale di antidolorifici quali paracetamolo o FANS (soprattutto ibuprofene per la su a tollerabilità) cercando, nelle forme ricorrenti, di non superare i limiti di 15 somministrazioni/mese per il paracetamolo e di 10 somministrazioni/mese per i FANS.

A volte può risultare utile una integrazione con magnesio o vitamina B2.

Nei casi refrattari a tale approccio terapeutico è opportuno ricorrere ad ulteriori accertamenti e/o centri di secondo livello con esperienza nelle altre opzioni terapeutiche proposte per l’età pediatrica.

In ogni caso sarà sempre utile ed opportuna una adeguata igiene delle abitudini di vita e del sonno che possono risolvere il problema in molti casi, e, comunque, apportare un beneficio nella maggior parte.

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La febbre nel bambino: consigli per una corretta gestione

La febbre nel bambino è una manifestazione molto frequente in quanto, con la crescita incontra un elevato numero di agenti infettivi (virus e batteri).

Quando è febbre e come si misura

Viene definita  febbre una temperatura al di sopra dei 37,5 gradi misurandola preferibilmente a livello ascellare con un termometro digitale lasciato a contatto per 2 minuti; in alternativa, qualora non si voglia svegliare il bambino, sono utili anche i termometri a raggi infrarossi con puntatore ottico a distanza. La misurazione in sede rettale potrebbe essere falsata in difetto dalla presenza di feci, o in eccesso in caso di infiammazione rettale per esempio  da diarrea. Sono invece generalmente sconsigliati per l’uso domestico i termometri auricolari che richiedono una corretta manualità e che possono rilevare una temperatura falsamente elevata in caso di otite.

Quando somministrare antipiretici

Si consiglia l’utilizzo di farmaci antipiretici per una temperatura superiore ai 38,5 gradi, ovvero per una temperatura che causa nel bambino malessere con interferenza nel sonno e nell’alimentazione.  La febbre di per sé, infatti, non è una malattia ma la reazione dell’organismo ad una infezione che determina la produzione di sostanze, dette citochine, utili per i processi immunitari. Impedire l’innalzamento della temperatura corporea con un uso eccessivo di antipiretici può quindi  ridurre la risposta immunitaria del bambino, come è stato dimostrato, per esempio in caso di vaccinazioni: l’uso preventivo di questi farmaci si associa infatti ad una ridotta produzione di anticorpi dopo vaccinazione. Analogamente appare inefficace la somministrazione preventiva di antipiretici per evitare le convulsioni febbrili.

Farmaci approvati per la febbre nel bambino

I farmaci antipiretici approvati per l’età pediatrica sono il paracetamolo, somministrabile dalla nascita, e l’ibuprofene, un FANS (anti infiammatorio non steroideo) che si può somministrare a partire dai 3 mesi di età o da un peso superiore a 5,6 kg. Sono sconsigliate altre molecole, in particolare l’aspirina che nel bambino può essere causa di una gravissima compromissione neurologica ed epatica detta sindrome di Reye. L’uso alternato dei due farmaci è generalmente sconsigliato in quanto si vengono a sommare gli effetti collaterali con possibile danno soprattutto a carico del rene.

Via di somministrazione

La via di somministrazione elettiva è quella orale a meno che il bambino non presenti vomito; l’uso di supposte, infatti, se permette di vincere la resistenza del bambino ad assumere farmaci per bocca, non ne assicura l’assorbimento,  in quanto nell’ampolla rettale possono essere presenti delle feci o il farmaco può essere evacuato prima che venga completamente assorbito rendendo poi difficile stabile quando ripetere la somministrazione e a quale dosaggio.

E’ infine sconsigliato l’utilizzo di mezzi fisici, quali spugnature o impacchi di acqua o alcool, che determinano una riduzione della temperatura corporea solo apparente: la cute appare più fresca ma l’interno dell’organismo può essere ancora più caldo di quanto fosse prima di applicare le spugnature come effetto della vasocostrizione cutanea.

Aiutiamoli a difendersi

Per concludere la febbre nel bambino non è di per sé una malattia ma una manifestazione dell’azione svolta dall’organismo per combattere le infezioni; come tale non va trattata ad ogni costo ma limitatamente alle temperature più elevate, per permettere al bambino la corretta attivazione delle proprie difese immunitarie.