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enuresi notturna

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Enuresi notturna: quando il bambino bagna il letto

Il bambino impara gradualmente a controllare l’emissione di feci ed urina, prima durante il giorno e poi nelle ore notturne. E’ un processo di maturazione graduale che varia da un soggetto all’altro con una forte componente familiare.

 Se il controllo della minzione non avviene all’età di 5 anni si parla di enuresi primaria, condizione che va differenziata dalla ricomparsa di “notti bagnate” dopo un certo periodo in cui il controllo era stato acquisito.

Infatti, mentre in quest’ultimo caso è possibile pensare a cause psicologiche (nascita di un fratellino, disagio scolastico, ecc), l’enuresi primaria non è causata da disturbi emotivi, che, anzi, possono comparire proprio a causa di questa situazione, soprattutto quando il bambino viene rimproverato o punito per aver bagnato il letto.

In epoche passate, prima che si comprendessero i meccanismi che determinano l’enuresi, era frequente che lo stesso pediatra desse consigli sbagliati, tipo far vergognare il bambino in modo che si impegnasse di più nel controllo, oppure svegliarlo una o più volte durante la notte per accompagnarlo al bagno.

Le cause dell’enuresi notturna

Il controllo della minzione notturna è legato alla maturazione di alcune aree del cervello (lobi frontali e parietali) che permette di avvertire la sensazione data da una vescica piena. Nei bambini enuretici si verifica un ritardo in tale maturazione.

Questi bambini presentano inoltre una maggiore difficoltà al risveglio in seguito a stimoli di vario genere.          

Come già detto una familiarità positiva (presenza dello stesso disturbo in almeno 1 genitore) si ritrova nel 90% dei casi.

Aspettare o intervenire?

Se da una part è inutile (e dannoso) colpevolizzare il bambino che bagna il letto, altrettanto sbagliato è “aspettare che il problema si risolva crescendo”. Se la percentuale di bambini che bagnano il letto è del 10-20% a 5 anni, a 10 anni avremo ancora un 5-10 % di soggetti che non hanno risolto il problema, e ancora circa il 3% di essi continuerà ad avere episodi di incontinenza urinaria notturna all’età di 15-20 anni.

 Con l’aumentare dell’età aumenta il disagio che tale situazione comporta, condizionando il bambino, e poi l’adolescente o il ragazzo, ad evitare occasioni sociali che comportano il dormire fuori casa.

Cosa fare quindi? Parlarne tranquillamente con il pediatra che saprà consigliare, previa visita accurata per escludere altre cause, le giuste regole di vita, eventuali esami e, se necessario, una terapia specifica.

Alimentazione

Consigli generici, ma a volte risolutivi, riguardano per prima cosa l’assunzione di liquidi durante il giorno. E’ importante che il bambino beva a sufficienza durante il giorno per ridurre la quantità di liquidi introdotti la sera. Si consiglia quindi di far portare al bambino una bottiglietta di acqua da 500 ml a scuola, 2 bottigliette se è in orario continuato.

Analogamente la sera è opportuno ridurre la quantità di acqua assunta, se possibile non far bere il bambino nelle ultime 2 ore prima di andare a letto, e far svuotare accuratamente la vescica prima del sonno.

Da evitare quindi cibi particolarmente salati la sera, così anche come latte e formaggi che contengono calcio (e quindi “richiamano acqua” a livello della vescica).

Stipsi

Altro aiuto nella risoluzione dl problema è curare una eventuale stipsi. L’accumulo di feci effettua una compressione sulla vescica stimolando il riflesso dello svuotamento e quindi la minzione notturna involontaria.

Diario minzionale

Spesso il pediatra consegnerà ai genitori un modulo sul quale trascrivere, per qualche giorno, orario e quantità dei liquidi assunti dal bambino, se durante il giorno dovessero capitare  episodi di incontinenza, ed infine orario e quantità delle urine emesse nella giornata. Questo al fine di identificare le caratteristiche con cui il problema si presenta nel singolo bambino, eventuali fattori favorenti e quindi il modo migliore per intervenire.

Gli esami

Generalmente non c’è bisogno di fare molti esami nelle forme familiari e ch non presentano campanelli di allarme che possano far sospettare una patologia sottostante. Sono sufficienti un esame delle urine ed una ecografia delle vie urinarie a vescica piena e dopo svuotamento. Altre indagini potranno essere suggerite sulla base di questi o in caso di insuccesso della terapia.

La terapia

Si basa sulla somministrazione serale, un’ora prima di andare a letto, di un ormone, detto ADH o vasopressina, che nei soggetti normali aumenta la sua produzione durante la notte, e che agisce riducendo il volume delle urine che si accumulano in vescica durante il sonno.

Si è visto infatti che i bambini che soffrono di enuresi notturna producono una quantità ridotta di questa sostanza, con la conseguenza che la loro vescica sarà molto più piena durante la notte.                                   

La terapia va poi modulata a seconda della risposta, scalandola al raggiungimento del risultato atteso o incrementando la dose se necessario.

Questa terapia ha rappresentato una vera rivoluzione nel trattamento dell’enuresi notturna, non solo per la sua efficacia, ma anche perchè ha tolto a questo disturbo la connotazione negativa che spesso accompagnava i bambini che ne soffrono, restituendo serenità a loro e alla loro famiglia.

Pediatra Endocrinologa Roma Eur