Studio

Roma Eur e Trastevere

Per appuntamenti

3472741274

cefalea nel bambino

La cefalea è rara prima dei 3 anni di vita, si riscontra nel 3-10% dei bambini in età scolare ed aumenta ulteriormente con l’età, raggiungendo il picco tra gli 11 e i 13 anni.

cefalea bambino

Cefalea nel bambino: forme occasionali e ricorrenti

La cefalea è un sintomo molto frequente in età pediatrica e rappresenta una fonte  di disagio per il bambino affetto e per i suoi genitori. Questi a volte la considerano una vera situazione di allarme e ciò rende conto del fatto che circa l’un per cento degli accessi pediatrici in PS sia legato a tale sintomatologia.

Rara prima dei 3 anni di vita ( forse anche a causa della difficoltà del bambino piccolo di far comprendere la causa del proprio malessere), si riscontra nel 3-10% dei bambini in età scolare ed aumenta ulteriormente con l’età, raggiungendo il picco tra gli 11 e i 13 anni.

La cefalea  può verificarsi occasionalmente durante la vita di un bambino  o presentare un carattere di ricorrenza, come avviene soprattutto in alcune fasi della vita quali il passaggio scolastico o l’età peripuberale. Altre volte, invece, continuerà a presentarsi anche nella vita adulta e ciò è spesso associato ad una familiarità per tale patologia.

Gli elementi che più frequentemente portano i genitori a rivolgersi al pediatra sono la ricorrenza e l’intensità. Episodi frequenti interferiscono con le normali attività del bambino e rendono spesso necessaria la somministrazione ripetuta di farmaci, mentre una cefalea importante evoca il timore di trovarsi di fronte ad un evento rischioso per la sua stessa vita.

Nella valutazione del rischio e, in generale, per una corretta gestione, è bene ricordare che le cefalee si distinguono in primarie e secondarie.

Cefalee primarie

Vengono definite cefalee primarie quelle che non dipendono da altre patologie. Sono rappresentate dall’emicrania e dalle cefalee di tipo tensivo e rappresentano nell’insieme le più frequenti cause di cefalea in età pediatrica.

L’emicrania presenta una elevata familiarità (70 % dei casi) ed è caratterizzata da dolore pulsante, spesso bilaterale ( a differenza dell’adulto) in sede frontale o temporale ( alle tempie). Prima della pubertà colpisce più i maschi, successivamente le ragazze. Il dolore peggiora con l’attività fisica e migliora dopo sonno e può essere aggravato dalla luce, dal rumore o da profumi intensi. In una certa percentuale dei casi (14-30%) la cefalea può associarsi a disturbi neurologici transitori che possono comparire prima, durante o dopo la crisi dolorosa. Questa eventualità, definita “aura”, può generare molta preoccupazione nei genitori e nello stesso bambino, trattandosi di sintomi difficilmente spiegabili con quanto è avvenuto in passato. L’aura si può infatti manifestare con disturbi visivi quali “scintilliiluminosi o cecità parziale, oppure con alterazioni della sensibilità o disturbi del linguaggio. Tipica è la loro associazione temporale con la cefalea e la completa risoluzione successiva.

La cefalea tensiva si presenta invece come un dolore costrittivo diffuso, non localizzato e non  pulsante. A differenza dell’emicrania, inoltre, la cefalea non si accentua con l’esercizio fisico. Tipica è la dolorabilità dei muscoli attorno al cranio, soprattutto del collo.

Cefalee secondarie

Le cefalee secondarie possono riconoscere come causa  le infezioni del sistema nervoso centrale, come le meningiti, o, più frequentemente, infezioni localizzate in altre sedi (sinusite, influenza, ecc). Saranno la febbre e altri sintomi di accompagnamento che indirizzeranno la diagnosi.                                                                                                 

Altra possibile causa sono i traumi cranici, evenienza frequente e generalmente banale nel bambino. In questi casi l’allarme deve scattare in caso di sintomatologia ingravescente, soprattutto se accompagnata da vomito non occasionale, e dalla comparsa di altri sintomi neurologici quali sopore, convulsioni, disturbi della vista o della parola.                                                                                                                                             Anche problemi odontoiatrici come la malocclusione dentale o il bruxismo possono causare dolore riferito alla testa, così come i disturbi visivi.                                                                                                                                                                                                                                                          Molto raramente la  cefalea nel bambino può riconoscere una genesi vascolare (per malformazioni, emorragie, ischemie)  con esordio generalmente improvviso e drammatico in un soggetto che non aveva mai sofferto in precedenza di sintomatologia dolorosa riferibile alla testa, associato alla rapida comparsa di altri sintomi neurologici.                                                                                                                                             Infine, anch’essi fortunatamente rari, i tumori cerebrali possono essere causa di cefalea che appare più frequentemente unilaterale, ingravescente, spesso ad insorgenza mattutina ed associata a vomito cosiddetto “a getto” (cioè esplosivo, a distanza) anch’esso più frequente al risveglio.

Come gestire la cefalea

La valutazione di in bambino affetto da cefalea generalmente non necessita di esami ematici o strumentali ma solo di un accurato esame obiettivo (compresa la misurazione della pressione arteriosa), preceduto da una altrettanto scrupolosa anamnesi sia familiare che personale.

E’ importante indagare la sua eventuale associazione con stress, esercizio fisico, cibi particolari, così come l’eventuale comparsa di aura o di altri disturbi. Il bambino va ascoltato nella descrizione dell’episodio ed  il tutto sarà integrato da quanto osservato dai genitori.

Solo in caso di sospetto specifico si procederà con l’esecuzione di altri accertamenti ( visita oculistica con fondo dell’occhio, TAC/RMN, altro).

La terapia

La terapia della cefalea nel bambino si basa generalmente sull’uso occasionale di antidolorifici quali paracetamolo o FANS (soprattutto ibuprofene per la su a tollerabilità) cercando, nelle forme ricorrenti, di non superare i limiti di 15 somministrazioni/mese per il paracetamolo e di 10 somministrazioni/mese per i FANS.

A volte può risultare utile una integrazione con magnesio o vitamina B2.

Nei casi refrattari a tale approccio terapeutico è opportuno ricorrere ad ulteriori accertamenti e/o centri di secondo livello con esperienza nelle altre opzioni terapeutiche proposte per l’età pediatrica.

In ogni caso sarà sempre utile ed opportuna una adeguata igiene delle abitudini di vita e del sonno che possono risolvere il problema in molti casi, e, comunque, apportare un beneficio nella maggior parte.

Pediatra Endocrinologa Roma Eur